‘SOLIDARIETA’ AI DOCENTI UNIVERSITARI IN SCIOPERO’

| 13 Settembre 2017 | 0 Comments

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Lecce Bene Comune ci manda il seguente comunicato______

Lecce Bene Comune esprime piena solidarietà ai docenti universitari in sciopero per lo sblocco degli scatti stipendiali, fermi dal 2011. Ricorda che gli scatti sono stati riconosciuti, a partire dal 2015, a tutti i dipendenti pubblici, con la sola eccezione appunto dei professori e ricercatori universitari. Si ritiene che lo sciopero, ancorché simbolico, in quanto pensato per minimizzare i danni agli studenti, debba essere il punto di partenza per una radicale revisione delle politiche formative in Italia.

Come è noto, a partire dal 2008 e senza soluzione di continuità, si è proceduto a un drammatico taglio di risorse per la ricerca, peraltro con rilevanti differenziazioni fra sedi universitarie, a danno soprattutto di quelle meridionali. In 10 anni è stata calcolata la perdita di circa 1 miliardo, una riduzione del 20% dei docenti a causa del blocco delle assunzioni, una precarizzazione massiccia di ricercatori e docenti (quasi il 50% è costituito da non-strutturati), un aumento esponenziale delle tasse di iscrizione, che – insieme al numero chiuso, al totale fallimento del 3+2 e al diritto allo studio che garantisce solo il 10% degli studenti aventi diritto – ha determinato un esodo dall’Università (65.000 studenti in meno nel decennio precedente al 2015), una drastica riduzione delle borse di Dottorato di Ricerca.

Al tempo stesso, si è creata una struttura di valutazione – ANVUR – che ha contribuito a rendere la ricerca meno libera, obbligando i ricercatori a pubblicare, pena ulteriore perdita di finanziamenti, esclusivamente su riviste definite di classe A. La selezione di tali riviste è avvenuta, in alcuni casi, senza alcuna interlocuzione con le associazioni scientifiche, e in certi casi, come l’ambito delle scienze sociali, indirizzando l’attività di ricerca verso il ‘pensiero unico’ neo-liberista e rendendo sempre più difficile la produzione e la divulgazione di tesi non omologate a questo.

Lo sciopero dei docenti, in quest’ottica, non può essere considerato una difesa di una corporazione iperprotetta, con stipendi elevati. Per destituire di fondamento questo luogo comune, può essere sufficiente ricordare che un ricercatore universitario con venti anni di anzianità guadagna circa 2000 euro netti mensili, a fronte del fatto che un suo collega europeo o statunitense può guadagnare oltre cinque volte tanto.

LBC auspica che lo sciopero sia, come intende essere, una prima forma di protesta per rimettere l’Università al centro del dibattito pubblico, chiedendo al Governo, oltre che il legittimo sblocco degli scatti stipendiali, la revisione delle modalità di valutazione dell’attività accademica; un piano straordinario di finanziamenti pubblici e di assunzione di docenti a tempo indeterminato, per riportare l’Università almeno ai livelli del periodo precedente al 2008; la fine della precarizzazione e dello svilimento della ricerca, dell’Università e di tutte le sue componenti.

 

 

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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