W LA FICA!
di Cristian Casili * (consigliere regionale M5S – dal suo diario su ‘Facebook’)______
Vi parlerò di fiche, quelle che con tanta grazia ci rendono felici tutto l’anno.
Non sarà la solita trattazione bucolica, cercherò, senza alcuna pretesa, di entrarvi in profondità, lasciando emergere quelle sensazioni che mi hanno accompagnato da sempre.
Queste fiche mi cureranno nei giorni difficili e mi daranno piacere senza tradirmi mai.
Intendiamoci nessuna fica ti ripaga in questo modo senza le amorevoli cure che sto dando loro.
Non le faccio mai mancare il sole, le sto facendo abbronzare per bene tutti i giorni, certo senza mutande, ma qui nessuno si scandalizza, la campagna è umile e sa sempre acccoglierti.
Le spiagge, di contro, in questo periodo, pullulano di vacanzieri addossati uno sull’altro in cerca di una settimana di “relax” che si trasforma, presto, in un nuovo esaurimento nervoso che li accompagnerà nel viaggio di ritorno fino al cemento delle città, dove questo esaurimento confluirà in quell’autismo corale causato dalla frenetica vita del grande centro urbano.
Serviranno benzodiazepine!
Qui nel Salento, ogni estate, assistiamo alla mattanza turistica di quelle spiagge, di quei litorali che si trasformano in frullatori di creme doposole, di piscio, di feci provenienti dagli impianti di depurazione, che non depurano perché saturi, di automobili parcheggiate in ogni dove, di mozziconi di sigarette che quando ti va bene te li ritrovi tra una palla e l’altra, nelle mutande si intende, con qualche granello di sabbia ed escremento di pelle della signora di Milano, che nel Salento lascerà le sue preziose esuvie (scarti di pelle).
Questo è il turista, ma soprattutto questa è l’immagine che noi offriamo dei nostri luoghi.
Nessuno parla più di luoghi.
Al termine luogo si è preferito posto. E già perché ormai siamo oggetti poggiati in un posto. Subiamo il posto.
E questa voglia di subire ce la portiamo dentro ovunque.
Siamo un popolo che subisce.
Il luogo. Il luogo è invece quello spazio che viviamo in modo olistico con tutti i suoi elementi, con tutti i nostri sensi, in uno scambio simbiontico dove noi prendiamo da lui e lui prende da noi, il luogo siamo noi.
E invece no! Il Salento si è riempito di sagre.
La sagra del maiale che quando va bene sono maiali dell’est Europa imbottiti di antibiotici.
La sagra “te la purpetta”, quando va bene ci sono le purpette. C’è una sagra per ogni cosa.
Sarebbe tutto bello, se non fosse che queste sagre ormai sono diventate quei posti e non quei luoghi dove è praticamente impossibile fare un percorso “territoriale” verso la scoperta di quei sapori che servono al turista come traccia, come filo di arianna per collegarlo alla fitta trama paesaggistica e culturale di un territorio.
Se solo i politici capissero questo concetto i nostri territori non avrebbero quel disordine urbanistico e tutto quel cemento che ormai affligge il passaggio italiano.
Se si capisse questo concetto fondamentale ci sarebbe una cultura di utilizzo del territorio, e non di mero sfruttamento, che svilupperebbe economie impensabili.
Ci sarebbe quella tanto decantata destagionalizzazione turistica, quel ripopolamento dei nostri centri storici che, tranne casi eccezionali, sono il deserto dei tartari.
Un turista dovrebbe essere accolto nel cuore, nel centro delle città ed essere portato per mano nella fitta trama paesaggistica verso i water front, quei litorali che non sono solo sabbia e mare.
Badate bene, chi mi legge non si metta in testa che io stia predicando la causa di un turismo di nicchia, di un prodotto di nicchia.
L’unica nicchia che conosco sarà il loculo che mi ospiterà.
Io sto parlando di un progetto diffuso che riguarda tutti, di un utilizzo estensivo a larga scala del territorio, e non di un suo sfruttamento intensivo su scala ridotta e dove i colonizzatori ci ficcano sotto il culo, impianti siderurgici, inceneritori, biomasse, TAP, trivellazioni, discariche etc.
Qui io sto parlando di economie diffuse di una Regione che dovrebbe tornare alla terra, cioè a se stessa.
Non una Puglia arcaica, ma una Puglia innovativa che sappia ottimizzare le tecnologie pulite mettendole a servizio del suo territorio, cioè della sua ricchezza.
Intanto finisco di far godere le mie fiche al sole, ci sono anche melanzane, zucchini e peperoni, perché noi siamo inclusivi, ci piace tutto, l’importante che siano frutto di una terra a cui abbiamo dato tanto amore.
Cercate di scappare dal caos corale, vedrete dei luoghi meravigliosi, fatelo senza mappe, il Salento è stretto, non potete sbagliare, magari anche voi troverete un albero pieno di fiche.
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