Mini biografia non autorizzata di Marco Bava / C’E’ STATO UN GIUDICE A TORINO… di Giuseppe Puppo
Marco Bava, rimbalzato di nuovo agli onori e gli oneri delle cronache, in seguito alla sentenza del Tribunale di Torino di due giorni fa, di cui desidero farvi partecipi, perché, come proverò a spiegare, di grande importanza, è una persona straordinaria. Eccezionale veramente. Dovreste conoscerlo, per poi o restarne affascinati, o decidere subito di non volerlo rivedere mai più.
Io ne restai affascinato, perché mi piacque e da allora, e son passati oramai quattro anni, sono restato sempre in contatto con lui, in un modo o nell’altro.
Al costo sempre di lunghi contraddittori, a volte di estenuanti discussioni, continuando a darci del “lei” come il primo giorno, ma comunque in contatto.
Ogni cosa che dice -ed è appunto per questo che mi piace- è interessante, fa pensare, provoca reazioni intelligenti a catena, anche se poi bisogna articolarla, verificarla, postillarla, prosciugarla, e ogni volta è un lavoraccio, credetemi.
Io gli rimprovero di fare a volte confusione inutile, di prestarsi sovente a polemiche controproducenti, magari di isolarsi e così fare il gioco cattivo dei tanti nemici che si è fatto, gridando verità scomode, ma esaltanti, però tanto è inutile.
Egli invece mi rimprovera di essere superstizioso, di non credere ai complotti, e soprattutto di non seguire i suoi consigli, e ha ragione, li seguo poco e punto. La prima volta, ancora me ne pento: mi convinse a demolire la mia amatissima “Nordsudovestest”, così si chiamava la mia macchina, una “Tempra” di colore verde smeraldo, che, per quanto provata e vecchissima, comunque funzionava, per sfruttare gli eco-incentivi che mi sarebbero così toccati, iscrivendomi ad un servizio di auto a noleggio, con presunta convenienza economica per me e vantaggi per l’ambiente tutto. Così feci, solo che i vantaggi – realizzai poi- erano proprio presunti, mentre invece ancora mi ricordo la mesta cerimonia del funerale di “Nordsudovestest” che andava alla rottamazione, agganciata al carro-attrezzi, e io che seguivo il feretro , a piedi, affranto, fra le strade meno male deserte di una Torino come me stremata nell’afa di agosto.
Marco Bava gira in bici, coerente con le proprie convinzioni, per risparmiare sofferenze all’ambiente e al portafogli e per non far guadagnare le compagnie petrolifere. Solo che poi ogni volta non sa dove lasciare la bicicletta, e non può allontanarsi più di tanto, con conseguenti estemporanei discorsi in loco, o lunghe camminate fianco a fianco, con in mezzo il suo mezzo preferito.
Va in macchina solo in casi eccezionali, come quella volta che da Torino andammo insieme a Casale Monferrato, andata e ritorno, per una conferenza, e fu un viaggio memorabile, visto che durò dal primo pomeriggio a notte fonda, per tante ragioni, specie l’ultima, sulla base delle sue convinzioni, per cui ebbe il coraggio di lasciarmi, nel gelo invernale di Torino, alla fermata dell’autobus dell’ultima corsa, che aspettai a lungo e intirizzito, per poter tornare finalmente a casa, come nell’”Anabasi” di Senofonte, come nell’ “Ultimo metrò” di Truffaut.
Per non dire di quando, per un programma televisivo, andammo a Roma, in treni e in alberghi opportunamente separati…
Vi voglio invece dire di come si definisce subito sul suo sito, che, malgrado le mie esortazioni, si ostina a gestire da solo, con esiti a mio modo di intendere allucinanti: “perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista responsabile, antimarchionne, antiberlusconi, antichiamparino, antifassino, anticolaninno”.
Perfetto.
Tutto vero. In realtà da autodidatta ha due lauree, una in economia, ed infatti la sua attività principale – ma ne ha talmente tante, da rendere la scelta problematica- è l’analista finanziario ( capisce bene, anzi in questo è un vero e proprio genio, di bilanci, strategie aziendali et similia ) e l’altra in giurisprudenza, competenza acquisita non solo con gli studi, ma anche e soprattutto nella pratica, visto che ha sempre un processo in corso, a causa delle querele che si attira come mosche al miele in seguito alle sue prese di posizione pubbliche, di cui appunto, se ne avrete voglia, potrete trovare sul suo sito una fin troppo esauriente esposizione.
La sua specialità però è di andare da piccolo azionista alle assemblee dei soci della Fiat e cantarle e menarle di santa ragione ai vertici della multinazionale, un po’ come ha fatto Beppe Grillo pochi giorni or sono all’assemblea dei soci del Monte dei Paschi di Siena.
Ah, naturalmente in passato ha litigato pure con Beppe Grillo, adesso non so bene per quale ragione, ma non ci va d’accordo: Marco Bava ha litigato con tutti i politici, e pure con tutti i personaggi pubblici di questo mondo; l’unico con cui non ha litigato – almeno, finora, e magari succederà per questo blog che a sua insaputa gli sto dedicando – credo di essere io.
Ma nel cuore di Marco Bava c’è una sola questione che lo sospinge e lo anime in tutto e per tutto, gli dà forza, entusiasmo, finanche, pur nella tristezza, la solita giovialità di vivere: stabilire la verità sulla fine di Edoardo Agnelli.
Come sanno i lettori della mia inchiesta giornalistica “Ottanta metri di mistero – La tragica morte di Edoardo Agnelli” ( Koinè nuove edizioni, Roma, 2009) , in cui c’è una lunga intervista con lui – e fu l’occasione per cui ci conoscemmo – Marco Bava di Edoardo Agnelli fu il consigliere finanziario, ma soprattutto per lunghi anni fu vero e sincero amico.
Fu il primo Bava nel 2000 ad avanzare dubbi motivati su quello che a caldo fu classificato come suicidio. Dopo l’uscita del mio libro, che in pratica ha riaperto il caso, fu il più accanito a smontare – alla luce degli elementi che raccolsi – la versione ufficiale. Dopo ogni nuovo libro, ogni nuovo film, ogni nuovo articolo che dal 2009 si sono nel frattempo susseguiti, senza soluzione di continuità, su questo e non certo marginale mistero italiano ancora irrisolto, Bava è sempre il più solerte a chiedere la riapertura delle indagini per omicidio.
Lo farà pure – ne sono sicuro, e a maggior ragione – quando, a breve – e ve lo preannuncio contento, perché ho finalmente trovato un editore adeguato – uscirà il mio secondo saggio dedicato al caso, che si intitola “Un giallo troppo complicato?” e che contiene nuove, sconvolgenti rivelazioni: sarà la volta buona che la magistratura si decida ad indagare a fondo?
Intanto la magistratura- ed è notizia di due giorni fa, importantissima, al di là del singolo caso, ma in quanto pronunciamento di merito su tutta quanta la faccenda– ha assolto “per non aver commesso il fatto” Marco Bava dall’accusa di diffamazione intentatagli dalla Fiat per alcune sue affermazioni pubbliche riguardo la morte di Edoardo Agnelli.
Il giudice Maria Sterpos scrive infatti nella sentenza assolutoria:” E’ chiaro che se qualcuno si era assunto il compito di tutelare Edoardo Agnelli, non lo ha svolto in modo adeguato, sia che egli sia stato ucciso sia che si sia suicidato…Da sempre Bava ha sostenuto che Edoardo Agnelli è stato ucciso a causa presumibilmente di un suo scomodo ruolo negli equilibri di potere interni alla Fiat…Dubbi sulle circostanze della morte del figlio dell’Avvocato sono stati sollevati da molti”.
Queste adesso non sono più chiacchiere di bar, o articoli di giornali. Queste sono parole scritte da un giudice. Il caso è di nuovo riaperto. Fra poco, il mio nuovo lavoro, “Un giallo troppo complicato”, fermo da due anni, ma ora in pubblicazione, ricostruirà tutta la vicenda, a partire dai numerosi elementi da me raccolti in “Ottanta metri di mistero” ( che continuano a essere adoperasti da altri, spesso senza citarne la fonte, cioè io, ma va beh, che ci voglio fare? questo è il costume!) ma soprattutto fornirà nuovi, eclatanti e fondamentali motivi per poter arrivare finalmente alla verità.
Category: Cultura
Sono della tua idea e mi piacerebbe incontrarti o almeno scambiarci una qualche mail.
Non ho facebook mi fà troppo schifo