ENCOMIABILE INIZIATIVA DI MOGOL A FAVORE DELL’ AFRICA. MA ECCO COME NE PARLANO ALCUNI…
(m.v.)_______Abbiamo letto di un’ encomiabile iniziativa che il Maestro Mogol ha intrapreso in favore dei paesi africani. Mentre i politici sull’Africa pensano solo a fare soldi infischiandosene dei problemi che lasceranno alle generazioni future, scendono in campo gli artisti ed ovviamente un uomo come Mogol lo fa non solo con il cuore ma soprattutto con il cervello.
Di cosa si tratta? In due parole:
“Il progetto, realizzato grazie all’impegno di un team di esperti sui flussi migratori, consiste in coltivazioni biologiche di qualità, impianti di desalinizzazione per non depauperare le risorse idriche e allevamenti per la produzione di concime. Mogol con questa iniziativa propone di utilizzare milioni di ettari di terreni non coltivati appartenenti ai vari Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo per trasformarli in orti e frutteti biologici”.
Credo che queste poche parole siano chiare a tutti.
Se dovessimo tradurlo in politichese potrebbe essere lo: “AIUTIAMOLI A CASA LORO”, slogan che da anni la Lega di Matteo Salvini ha ripetuto sino alla noia, al quale da qualche settimana fa eco Matteo Renzi.
Per inciso, comunque lo inventò Pino Rauti, fra la fine degli anni Ottanta e l’ inizio dei Novanta, con tutto un ragionamento e una prospettiva di analisi profetica che non sono certo le esemplificazioni leghiste, o renziane di oggi, e che già all’ epoca costituivano un ottimo motivo di intervento, se qualcuno lo avesse ascoltato, per tutti.
Ebbene ci siamo imbattuti in due pezzi, uno di questi è stato scritto un noto giornalista, vaticanista, insomma un pezzo da novanta, che quando lo abbiamo letto ci ha fatto sorridere proprio per le considerazioni che abbiamo appena espresso.
Il personaggio così si presenta.
Vaticanista di lungo corso, “nato” con Pio XII, “svezzato” con Giovanni XXIII, “cresciuto” con Papa Paolo VI, devoto a Giovanni Paolo I e a San Giovanni Paolo II, legato a Benedetto XVI, entusiasta di Papa Francesco. Attraverso questo breve profilo, giornalista professionista dell’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) e vaticanista di lungo corso (fedele sempre ai Papi e al papato).
Non facciamo il nome perché il nostro non vuole essere un attacco a questo o a quel giornalista. Ma è per noi l’occasione per far vedere come ogni notizia possa essere strumentalizzata e piegata al credo politico di chi scrive.
Da un giornalista vaticanista ci aspettavamo qualche cosa di più che non fosse il sermone del prete di campagna che privo di qualsiasi prospettiva politica e di un quadro d’insieme si limita a ricordarci che siamo tutti fratelli e che secondo il dettame evangelico bisogna dar da bere agli assetati e sfamare quanti si presentano alla nostra porta. Anche perchè il prete di campagna non lo sa, che ci sono delle associazioni chiamate ONG che affittano, pagandole decine di milioni di euro, navi che vanno a prendere i migranti da casa loro per portarli a casa nostra. Il prete di campagna non lo sa, ma il giornalista vaticanista deve saperlo, altrimenti deve cambiare mestiere.
E se il prete di campagna può raccontare il miracolo dei pani e dei pesci che si moltiplicarono man mano che la gente arrivava, il giornalista vaticanista sa o deve sapere che “sparti ricchezza, e trovi povertà”, ed è quanto avviene in Italia dove le risorse per gli italiani affamati sono sempre di meno.
E se il paludato giornalista non lo sa, provi a domandarlo al responsabile della Caritas di Lecce che non prende i contributi del Governo, perché i pasti oltre che agli stranieri ha deciso di servirli anche agli italiani che hanno fame.
E ora passiamo all’articolo, le frasi in neretto poste all’interno delle parentesi tonde sono nostre considerazioni:
“Conosci me la mia lealtà tu sai che oggi morirei per onestà. Conosci me, il nome mio, tu sola sai se è vero o no che credo in Dio. Che ne sai tu di un campo di grano…”.
Queste frasi di una delle più belle canzoni italiane della seconda metà del ‘900 tornano alla mente davanti a un’iniziativa del loro autore, Giulio Rapetti, il grande Mogol, che coinvolge nientemeno che il principale collaboratore del Papa, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, il quale ha deciso di impegnare la diplomazia vaticana per far decollare un progetto di cooperazione lanciato dal paroliere in aiuto delle popolazioni africane.
“L’idea è quella di dare lavoro in Africa attraverso un’organizzazione di aziende agricole europee, che poi trasferiranno il know how ai giovani migranti”, spiega Mogol presentando “African Agricolture A2”, che con la benedizione del Vaticano porterà in Africa coltivazioni biologiche di qualità, impianti di desalinizzazione per non depauperare le risorse idriche e allevamenti per la produzione di concime. E darà lavoro al di qua e al di là del Mediterraneo per aiutare i migranti qui e a casa loro.”
Sin qui la notizia, poi iniziano le considerazioni del giornalista.
“Cosa ne sai tu di me. Cosa ne sai. Cosa ne sai dei miei guai. Tu che ne sai. Cosa ne sai”. Questa la rilettura che di “Pensieri e parole” ha fatto la bella e talentuosa Anna Tatangelo, un testo che evoca invece la brutta pagina che stiamo vivendo con le incomprensioni dell’Unione Europea riguardo all’impegno del nostro Paese nell’accoglienza dei migranti, e soprattutto con le posizioni che l’Italia stessa ha assunto in materia di respingimenti e pattugliamento delle acque libiche. (ma quale respingimenti che se andiamo a nostre spese a prendere questi disperati davanti alle coste libiche mentre per anni, MENTENDO televisioni e giornali asserviti al potere hanno raccontato che venivano raccolti nelle acque del canale di Sicilia)
Come è possibile conciliare la fiera rivendicazione delle operazioni di salvataggio della Guardia Costiera e della tradizionale ospitalità degli italiani, e le posizioni francamente razziste come quella che proclama la distinzione (in realtà impossibile) tra profughi e migranti economici? Ovvero con il rinvio (sine die) della legge sacrosanta sullo Ius soli che molto gradualmente dovrebbe eliminare la discriminazione tra bambini nati insieme, cioè negli stessi ospedali, che andranno nelle stesse scuole, ma con prospettive del tutto diverse in quanto è l’appartenenza razziale (lo Ius sanguinis) che deciderà il loro futuro”.(L’ospitalità caro Izzo è una cosa, l’invasione pianificata per avere finanziamenti a non finire per le cooperative Rosse e per quelle Cattoliche, è un’altra, ovviamente poi c’è da considerare che questi nuovi schiavi forniranno mano d’opera a basso costo. Un discorso a parte merita lo Jus Soli. Su quale bisognerebbe discutere a bocce ferme. Ossia quando avremo una politica sui flussi migratori e sull’accoglienza seria, che questo Governo al momento non mostra di avere. Basta vedere i cambi di rotta repentini di Renzi. Comunque ci limitiamo a ricordare all’esimio giornalista che gli attentati negli altri paesi europei sono avvenuti ad opera di figli di immigrati che avevano ottenuto la cittadinanza del paese che li aveva ospitati, e che in virtù del fatto che fossero, per esempio cittadini francesi anche se si sapeva che si erano radicalizzati non potevano essere espulsi. Per cui il problema della cittadinanza va affrontato, con calma e non certo per soddisfare spinte di natura ideologica)
E infine con gli attacchi alle Ong che vanno a salvarli in acque secondo il nostro Governo e il codice Ue che proibisce tali operazioni, come se lì non si potesse affogare o se affogano pazienza, fino ai sostanzialmente ipocriti accordi con i Paesi da cui partono i barconi, affinché a questi disperati venga impedito di partire e restino imprigionati nei lager della Libia”. ( ma quali attacchi hanno subito le ONG? Mi pare che stia indagando qualche magistrato che tra l’altro ha detto chiaramente al Governo che si potrà andare sino in fondo solo se gli saranno forniti gli strumenti necessari, perché le prove degli accordi tra alcune ONG e i trafficanti di essere umani sono in suo possesso ma non possono essere utilizzati nelle aule di un tribunale. Chi conosce la legge italiana sa che una cosa sono le prove di cui è in possesso il magistrato, un’altra quelle che possono essere esibite in un tribunale)
Cosa vi accade ce lo hanno spiegato enti al di sopra di ogni sospetto, come l’Unicef che parla di 12.000 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest’anno, bambini e ragazzi, fuggiti dai loro Paesi a causa della fame e delle violenze, spesso intercettati dai trafficanti e portati in Libia, dove subiscono abusi di varia natura e in conseguenza di questo cercano di imbarcarsi verso l’Italia.
O l’Oxfam che ha documentato centinaia di storie di persone arrivate in Sicilia negli ultimi 12 mesi raccontando di essere state picchiate, abusate, vendute e arrestate illegalmente. “L’84% delle persone intervistate ha dichiarato di avere subito trattamenti inumani tra cui violenze brutali e tortura, il 74% ha dichiarato di aver e assistito all’omicidio o alla tortura di un compagno di viaggio, l’80% di aver subito la privazione di acqua e cibo e il 70% di essere stato imprigionato in luoghi di detenzione ufficiali o non ufficiali”.
Ora a parte il fatto che l’iniziativa di Mogol va esattamente in senso inverso rispetto a chi vorrebbe che tutto il continente africano si trasferisse in Italia, visto che Izzo ha questi rapporti privilegiati con il Papa, e visto che è sulle stesse posizioni del Governo, inviti Gentiloni ad applicare politiche tali, in quei paesi da cui la gente va via, affinché non diventino vittime dei predoni che incontrano lungo la strada.
Ossia faccia in grande ciò che Mogol sta facendo in piccolo.
Da un giornalista che si dice vaticanista non ci aspetteremmo di ascoltare baggianate, come ha fatto Izzo in televisione, dichiarando che noi abbiamo bisogno dei migranti perché gli italiani non fanno figli, e quindi senza migranti chiuderebbero le scuole e le fabbriche, e l’Italia si svuoterebbe.
Caro Izzo se il Governo invece di spendere 40.000 euro per il mantenimento di un migrante per tre anni, desse quelle 4o.ooo a famiglia per ogni figlio nato, vedresti che in l’Italia le nascite si moltiplicherebbero.
Ed ora vediamo come il giornale il Faro di Roma da la stessa notizia.
Il mio Canto libero di Mogol e del cardinale Parolin a favore dell’Africa.
24 Lug 2017
by redazione due
Nasce il sentimento, nasce in mezzo al pianto. Sembra nascere da una delle canzoni più belle della discografia italiana il progetto per la salvaguardia dell’Africa presentato dal cantautore e poeta Giulio Rapetti Mogol applaudito dal Segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin che lo ha incoraggiato a proseguire e a concretizzare l’opera virtuosa. “La prossima settimana incontrerò l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi”, precisa Mogol spiegando che grazie all’aiuto del segretario delegato del Pontificio consiglio della giustizia e della pace sottoporrà il progetto agli ambasciatori dei Paesi africani.
Il progetto, realizzato grazie all’impegno di un team di esperti sui flussi migratori, consiste in coltivazioni biologiche di qualità, impianti di desalinizzazione per non depauperare le risorse idriche e allevamenti per la produzione di concime. Mogol con questa iniziativa propone di utilizzare milioni di ettari di terreni non coltivati appartenenti ai vari Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo per trasformarli in orti e frutteti biologici.
“L’idea – racconta ai microfoni di Radio Vaticana – è quella di dare lavoro in Africa attraverso un’organizzazione di aziende agricole europee, che poi trasferiranno il know how ai giovani migranti”. Il cantautore, inoltre, indica il coinvolgimento dell’Unione Europea che diventerebbe proprietaria al 51% di una società denominata African Agricolture (A2), a cui toccherà la risoluzione dei problemi riguardanti il reperimento dell’acqua con aziende specializzate nella costruzione di laghi artificiali, la coltivazione, la consegna dei semi, del letame, la direzione degli allevamenti, il trasporto del concime, l’aratura dei terreni, gli accordi per il trasporto navale della produzione e i contratti con i distributori della produzione ortofrutticola biologica in Europa.
Secondo Mogol, i benefici di questa mastodontica operazione ricadrebbero sia sull’Europa sia sull’Africa, in particolare su milioni di migranti che troverebbero lavoro nelle grandi coltivazioni del Nord Africa. “Dignità significa vivere con la propria famiglia e crescere i propri figli”, prosegue Mogol, spiegando che “al momento noi non sitiamo offrendo queste opportunità”. Il 30% dei ricavi sarebbe infatti trattenuto dal Paese ospitante e il restante 70 per cento sarebbe utilizzato per il mantenimento del coltivatore e del suo nucleo familiare. La società A2 controllerebbe invece la produzione, garantendo all’Europa l’approvvigionamento di prodotti ortofrutticoli biologici. Nuove opportunità si aprirebbero anche per giovani agronomi, architetti e ingegneri italiani e europei, chiamati a progettare le infrastrutture necessarie e a formare i migranti per trasferire le conoscenze atte alla gestione delle piantagioni.