LA STREET ART APPRODA A SAN CATALDO. QUARANTA ARTISTI OSPITI RIQUALIFICHERANNO UNO STABILE ABBANDONATO SUL LUNGOMARE DELLA MARINA LECCESE

| 20 Luglio 2017 | 1 Comment

di Mariagrazia De Giorgi______ San Cataldo, la marina dei leccesi, in questi giorni ospita quaranta artisti provenienti da Italia, Spagna, Brasile e Albania grazie al progetto di arti urbane “Oltremare”.

Saranno tutti impegnati nel riqualificare il prospetto del famoso quanto orribile immobile di via Amerigo Vespucci che si affaccia sul lungomare e che presto diventerà un Resort.

La riqualificazione di San Cataldo che, da anni versa in uno stato di abbandono, parte da una struttura simbolo della marina leccese che, a dire il vero, non tanto le fa onore. Il nuovo inquilino di Palazzo Carafa sembra voler puntare sull’arte partendo appunto da questa struttura fatiscente. Come non esserne felici!

ll progetto “Oltremare” è nato sull’asse Lecce/Milano ed è stato voluto dalla galleria 167/b street, Flabarts e Artkademy grazie al supporto e all’attenzione del Comune di Lecce, che ospiterà gratuitamente tutti gli artisti nel locale Ostello della Gioventù, e della società F31 Srl, proprietaria dell’edificio e riferita all’imprenditore Maurizio Guagnano

Fra gli artisti presenti, invece, ricordiamo: Ache77, Auosce, Bailon (Brasile), Bifido, Biodpi, Carlitops, Chekos Art, Cmr, Davide Poesia D’Assalto, Dott. Porkas, Eremita, Tmx (Spagna), Exitenter, Frank Lucignolo, Franko Dine, Gianle Lametà, Giulio Vesprini, Guerrilla Spam, Hopn, Ivan, James Boy, Kemp (Senegal), Kess, Kob (Spagna), Lost-cat, Mr. Blob, Mr. Caos, Mr.Wany, Nemo’s, Never2501, Piger, Stencilnoire, Marco Teatro, Teresa Sarno, Violetta Carpino, Peb Crew.

Per quanto concerne la Street Art è difficilmente riconducibile a un vero e proprio luogo di nascita dal momento che si tratta di un movimento e un fenomeno globali, tuttavia l’ inizio di questa corrente artistica può essere convenzionalmente collocata attorno agli anni ’Settanta a New York.

Il percorso di questa forma espressiva parte dalla certezza che essa si sia evoluta acquisendo elementi provenienti dalla Pop Art e fondendoli man mano con quelli della Graffiti Art.

Molto spesso la definizione di Street Art viene confusa con quella del Graffitismo o Writing, ma è un enorme errore comune derivante dal fatto che entrambe queste forme d’arte si manifestano generalmente nello stesso luogo, la strada appunto, intesa come spazio pubblico, aperto, visibile e condivisibile da tutti, perché proprio questo è l’intento della Street Art: condividere ed esporre i propri pensieri e le proprie creazioni.

Street Art, Urban Art, Arte di strada o urbana, sono tutti nomi dati dai mezzi di comunicazione di massa a quelle forme di d’arte che si manifestano in luoghi pubblici, a volte illegalmente altre volte in siti appositamente autorizzati avendo così la possibilità di poter contare su un pubblico vasto ed eterogeneo. Essa viene considerata come una forma d’arte “alternativa”, ma ci si accorge sempre più frequentemente che alcuni Street artist non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi della pittura. Qualcuno la definisce “arte sovversiva”, in quanto assume toni critici contro la società o la proprietà privata; altri ancora rivendicano piazze e strade e altri infine, come in questo caso, vedono nella città il luogo ideale in cui esporre le proprie creazioni ed esprimere le proprie idee creando, a volte veri e propri musei a cielo aperto.

Questo intervento a San Cataldo si fa in strada tra la gente comune, cattura inevitabilmente l’attenzione di tutti, rappresenta una scuola, un museo a cielo aperto che coinvolge anche emotivamente. I murales dunque in qualche modo abbattono le mura che simbolicamente rappresentano l’anonimato, la chiusura, le barriere tra le diversità aprendosi tra forme e colori, squarci di vita, di storia e d’identità.

Certo, non si può cambiare una marina con un pennello, né mai nessuno ha fatto una rivoluzione perché convinto da un quadro, ma la rappresentazione su un muro, costantemente visibile se turba, provoca, smuove e incuriosisce è già qualcosa, un indubbio punto di partenza.

 

Category: Cronaca, Cultura

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Comments (1)

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  1. Controcanto ha detto:

    Sarà che vengono da tutto il mondo, sarà che in tanti sono disposti a credere che quella che fanno sia arte, ma più che un gruppo di artisti, a me l’altra sera che ero sul lungo mare, è sembrata un’allegra brigata di buontemponi.
    In mano una birra e nell’altra un pennello, si muovevano su e giù sul lungomare di San Cataldo, ma quelli che hanno attirato in particolare la mia attenzione erano due signori che, uno armato di una mascherina di carta intagliata, e l’altro con la bomboletta spray di color nero, disegnavano sula balaustra del fatiscente edificio sito sul lungomare, dei segni riconducibili alla matematica: +-= I +-= -=+ e così via. Quando i due signori hanno smesso di operare e si sono messi sull’altro marciapiede per ammirare il loro operato, mi sono avvicinato e gli ho chiesto cosa significassero quei segni. Uno dei due ha balbettato qualcosa sull’uomo e la donna , che sono il più e il meno e quindi uguali o sono più o meno uguali ….insomma ho capito che ciò parlava non era lui ma l’alcool che cominciava a far effetto.
    Quando gli ho chiesto perché con tutta quella quantità di muro scrostato avessero preso proprio di mira la balaustra che era l’unica cosa che si era ben conservata su quell’edificio, e che quel merletto di pietra lasciato pulito avrebbe anche valorizzato i murales, a loro volta mi hanno chiesto perché ponessi quelle domande, e che l’arte non si spiega. Io li ho salutati calorosamente invitandoli a cambiare fornitore.
    I leccesi che erano nella marina ovviamente erano incuriositi quanto me nel vedere impalcature e gente armata di pennelli e secchi di vernice, che armeggiava di sera su questo enorme muro, e così ho posto attenzione ai loro commenti che non si facevano scrupolo di farli ad alta voce, diciamo che il commento più favorevole è stato: ” tanto qualsiasi cosa facciano peggio di com’era non potranno renderlo”. Come dire che una passata di colore, per quanto effettuata da gente che non ha un minimo di gusto artistico, è sempre meglio dell’intonaco scrostato. Comunque comprendiamo che dei buontemponi se ne vadano in giro per il mondo a spese di qualche “amministratore illuminato”.
    Di imbianchini disoccupati Lecce è piena, ma se si trattava di buttare un po’ di colore su uno stabile fatiscente sarebbero bastati anche un po’ di ragazzini della 167 non c’era bisogno di disturbare “artisti di tutto il mondo”.
    Se è questo il modo in cui Salvemini vuole riqualificare le marine e le periferie, tanti di noi si dovranno ricredere.

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