FIAMMETTA BORSELLINO ACCUSA I GIUDICI LEGATI ALLA MASSONERIA. DOPO VENTICINQUE ANNI, SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO UNA SOLA COSA E’ CERTA: IL DEPISTAGGIO
(g.m.)______Venticinque anni fa il giudice Paolo Borsellino veniva assassinato insieme ai “suoi ragazzi”, gli uomini e le donne della scorta.
In un’ intervista al ‘Corriere della Sera’, Fiammetta che è la più piccola dei tre figli del giudice ucciso in via D’Amelio, ha accusato i pubblici ministeri che hanno indagato sull’attentato costato la vita al padre. Puntando il dito anche contro Nino Di Matteo.
“Sono stati buttati via 25 anni, anni di pentiti costruiti con lusinghe o torture”. Fiammata Borsellino dopo essere stata ascoltata dalla Commissione Antimafia, ha rilasciato queste dichiarazioni: “Che si debba indagare sui depistaggi mi pare scontato. La sentenza dell’ultimo processo celebrato parla di induzione”.
A proposito dei nomi dei magistrati che indagarono, la donna che aveva 19 anni quando il padre e la sua scorta furono uccisi, ha così proseguito: “Non parlo di responsabilità specifiche, ma nomino quei magistrati perché è giusto dire chi si è occupato dei processi in quegli anni. Non sta a me stabilire se ci fu dolo o inesperienza, ma su una strage non si mettono a indagare pm alle prime armi. In questi 25 anni dalla strage ci doveva essere una vigilanza maggiore sui processi e sulle indagini fatte. Si è detto in numerose occasioni dei rapporti di Tinebra con la massoneria non ci sono state smentite e ora mi preme ribadire questo argomento che va riletto insieme agli esiti dei processi sulla strage”.
Ha poi aggiunto:
“Mi aspetto ora che ognuno faccia la propria parte”. “Chiedemmo alla Procura di Caltanissetta perché fu ignorata la lettera della Boccassini, ma non abbiamo avuto risposta. Non è vero che non è stato fatto nulla. Il depistaggio è stato comunque scoperto e ci sono delle sentenze“.
“Abbiamo avuto un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo…” così fiera espressa l’ultimogenita del giudice in un’intervista al Corriere della Sera. “Venticinque anni di schifezze e menzogne – ha detto Fiammetta Borsellino – All’Antimafia consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio”.
Ha poi concluso amaramente con queste parole:“Nessuno si fa vivo con noi. Non ci frequenta più nessuno, magistrati o poliziotti. Si sono dileguati tutti. Le persone oggi a noi vicine le abbiamo incontrate dopo il ’92. Nessuno di quelli che si professavano amici ha ritenuto di darci spiegazioni anche dal punto di vista morale”.
Nino Di Matteo in un comunicato stampa intervenendo sulla vicenda così si è espresso:
“Bisogna sempre rispettare, questo e’ il valore piu’ importante, la memoria di Paolo Borsellino. E bisogna rispettare e comprendere il dolore dei familiari. Io so, ma tante altre persone sanno – all’interno e fuori dalle istituzioni, all’interno e fuori dalla mafia – chi in questi 20 anni ha continuato comunque, sempre, a cercare la verita’ sulla strage e si e’ esposto e ha esposto la propria famiglia a rischi gravissimi. Ha sacrificato la propria liberta’ e la propria carriera. Credo che questo sia giusto ricordarlo per evitare che certe parole possano essere strumentalizzate da chi non vuole che si vada avanti nel completare il percorso di verita’ sulle stragi. Che in questo momento deve essere completato anche cercando di capire, con gli elementi nuovi che sono stati scoperti in questi anni, chi eventualmente assieme agli uomini di Cosa nostra ha ucciso Paolo Borsellino”
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