‘Sanità pubblica debole a vantaggio del settore privato’
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Bari, il segretario generale della SPI Cgil Giovanni Forte ci manda il seguente comunicato______
Il governo nazionale doveva saperlo che, a furia di imporre tagli alle Regioni sul fronte della Sanità, si sarebbe peggiorato il servizio. Le dichiarazioni del ministro Lorenzin appaiono alquanto tardive e finiscono per indispettire i cittadini che sono vittime di politiche sbagliate.
Fra le misure adottate dai piani di rientro, e richieste dal ministero, non c’è solo la chiusura degli ospedali, ma anche il blocco del turn over che ha contribuito ad assottigliare la disponibilità di personale non consentendo l’attivazione dei servizi sul territorio che, a parole, tutti ammettono siano decisivi per misurare il grado di efficienza del servizio sanitario.
Ma i tagli hanno finito per far esplodere le contraddizioni e le iniquità dei criteri di ripartizione fra le Regioni del fondo sanitario nazionale.
Sarà pure vero che le ASL spesso non sono amministrate bene, che ci sono sprechi e privilegi che si indugia a non rimuovere, ma è anche vero che, così come abbiamo spesso denunciato, l’Emilia Romagna con la stessa popolazione della Puglia ottiene circa 800 milioni in più e dispone di almeno 8 mila dipendenti in più.
Tutto ciò contribuisce a creare inefficienze e disfunzioni, ma anche tanta iniquità e ingiustizia.
Non serve ricorrere a indici matematici per valutare il grado di efficienza di un sistema, basta sostare presso un CUP per misurare il disagio e l’esasperazione delle persone di fronte ai tempi in cui si ottengono le prestazioni. Se fornisci un servizio previsto dai LEA, ma, dopo un anno dalla richiesta, hai creato comunque un disservizio.
Ecco perché continuiamo a ritenere che l’indebolimento del servizio pubblico a vantaggio del privato sia causato proprio dai tempi irragionevoli delle liste di attesa. E a farne le spese sono spesso gli anziani che non hanno i soldi per pagarsi una prestazione nelle strutture private e nemmeno per ricorrere all’intramoenia, se è vero che oltre l’80% dei pensionati pugliesi gode di una pensione lorda al disotto dei mille euro al mese.
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