LETTERE / “Un bivacco per turisti irrispettosi del paesaggio”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Veglie, il dottor Fabio Coppola ci scrive______
Alla redazione di leccecronaca.it
Da sempre i popoli hanno fatto la guerra per l’acqua e per la terra. Terra coltivabile. “Pianta un ulivo per tuo nipote”, mi piace ricordare questo vecchio detto quando si parla di ulivi, in cui è racchiusa la lungimiranza della civiltà contadina, lavorare oggi per il benessere delle generazioni future, con la consapevolezza di essere soltanto fruitori temporanei del territorio.
Attualmente sembrerebbe prevalere invece la tendenza al consumo del territorio nell’immediatezza, senza nessuna parsimonia. Basta notare le tante “case agricole” che sorgono nelle campagne, che con l’agricoltura non hanno nulla in comune. Se tale tendenza dovesse diventare inarrestabile, potremmo perfino perdere l’autosufficienza, costretti ad importare prodotti agricoli.
Lodevole l’esempio di Specchia, tra i borghi più belli d’Italia, dove si recuperano vecchi edifici del centro storico per farne albergo diffuso, al fine di contrastare l’espansione urbanistica.
Da una ventina di giorni si torna a discutere della struttura turistica che investitori inglesi intenderebbero realizzare all’interno di un uliveto plurisecolare a Sant’Isidoro (Nardo’). I proponenti tentano di rassicurare, gli ulivi non saranno eradicati bensì si costruirà tra gli stessi.
Se partiamo dal presupposto che molti di essi sono alberi monumentali, vorrei ricordare che molti monumenti hanno un’area di rispetto, solitamente inedificabile.
Tante ordinanze e regolamenti comunali vietano nei pressi dei beni architettonici la possibilità anche temporanea di bivaccare, di sostare con camper, di allestire bancarelle… Pertanto permettetemi di considerare qualunque edificio tra gli ulivi un bivacco per turisti irrispettosi del paesaggio. Altro che raccolta di olive e turismo esperienziale.
A mio avviso la costruzione di strutture turistiche in zona agricola sarebbe in forte contrasto con i principi del gruppo di azione locale “Terra d’Arneo”, di cui Nardò fa parte, che ha sempre puntato invece al recupero dei manufatti esistenti (masserie, case conoliche, ecc.) per riutilizzarli a fini turistici.
Cari “ladies and gentlemen”, gentili portatori di “sviluppo” del territorio, per rispettare l’identità di un luogo non basta riprenderne il toponimo e acquisirlo all’interno del nome aziendale. Bensì conservare il luogo e manutenerlo così come ereditato dai nostri infaticabili antenati. Entrando in punta di piedi, possibilmente in silenzio e senza schiamazzi. I turisti non saranno attratti dalle piscine, perché il Salento è per definizione, una terra immersa nel mare. Un mare cristallino, almeno per adesso.
Nardò è la terra di Renata Fonte, a cui l’amministrazione comunale ha intitolato la sala consiliare del municipio recentissimamente. Una donna, penso madre spirituale di molti ambientalisti salentini, che conoscendoli non staranno a guardare e vi daranno filo da torcere.
Veglie, 28/01/2017
Dott. Fabio Coppola ______
L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articoli degli ultimi due giorni
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Buongiorno a tutte e a tutti,con la presente ricordiamo a chi lo sa già, e invitiamo chi non lo sa, alla riunione di comitato che si terrà lunedì 6 febbraio alle ore 19.30 presso la Saletta di sotto (di fronte alla cattedrale di Nardò.