SIMONE RENDA FU TORTURATO, E POTEVA ESSERE SALVATO. ECCO LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA DEL MESE SCORSO PER I SEI FUNZIONARI MESSICANI
(Rdl)______Sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza del 15 dicembre scorso che ha condannato sei funzionari (un giudice, i due vicedirettori del carcere di Playa Del Carmen, e tre agenti) messicani per la morte di Simone Renda, i quali, “con le loro varie condotte produssero una sofferenza psico-fisica di portata indicibile, qualificabile come tortura secondo i parametri internazionali, perché sofferenza di tale intensità da portare la vittima al decesso”.
Come scrive il giudice estensore Francesca Mariano del collegio presieduto da Roberto Tanisi, è scritto che il giovane turista leccese fu torturato: “La tortura non deve essere concepita solo come l’aguzzino che infligge sofferenze all’arrestato, ma come qualunque forma di sofferenza fisica e psichica indotta verso un soggetto privato della libertà personale per ragioni di giustizia, che ha diritto di essere trattato nel rispetto della dignità della persona“.
E poi i giudici aggiungono che Simone “in condizioni fisiche visibilmente compromesse, descritto come poco lucido e orientato al momento dell’arresto e con una sospetta crisi cardiaca in atto, non poteva essere gettato in una cella e dimenticato, né lasciato senza acqua e cibo per tante ore”.
A ucciderlo non fu un infarto, ma un’insufficienza epatica e poi renale che “si sarebbe potuta evitare con una rapida terapia infusionale: se fosse stato supportato da cure adeguate non sarebbe morto“. ______
LA RICERCA nel nostro articolo del 15 dicembre scorso
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