DIARIO DEL GIORNO PRIMA / IL TAM TAM DI ANNIBALE
ITALIA______
BARI – “Le messe non onorano, ma ricordano”. A don Michele Delle Foglie, parroco della chiesa madre di Grumo Appula, non importa chi sia stato in vita Rocco Sollecito, presunto boss della mafia canadese ucciso in un agguato nel maggio scorso a Montreal. Si limita a dire di essere “il confessore di tutti i peccatori” e non vuole parlare di quanto è scritto sui manifesti funebri in cui sembra proprio lui ad invitare i fedeli a partecipare alla messa in suffragio del boss. Proprio quel manifesto funebre affisso nella piccola città pugliese, tredicimila abitanti a sedici chilometri da Bari, è al centro delle polemiche che si sono scatenate attorno al sacerdote che pare abbia provocato irritazione anche nella diocesi di Bari-Bitonto. “Il parroco, don Michele Delle Foglie – è scritto nel manifesto – spiritualmente unito ai famigliari residenti in Canada e con il figlio Franco venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di una santa messa in memoria del loro congiunto”.
ITALIA______
SULMONA – Un funerale in silenzio, composto con le telecamere fuori dalla chiesa. Sulmona ha salutato Fabrizia Di Lorenzo, la ragazzi di 31 anni morta durante l’attacco di Berlino il 19 dicembre. Alle esequie hanno partecipato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il ministro degli Interni, Marco Minniti, il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e la senatrice di Forza Italia, Paola Pelino. Il vescovo, Angelo Spina durante l’omelia ha ricordato il “sorriso” della ragazza. “Fabrizia amava la vita – ha detto – con grandi ideali e forti valori, il suo sorriso resterà sempre con noi”. Così durante l’omelia il vescovo di Sulmona, Angelo Spina, che sta celebrando le esequie di Fabrizia di Lorenzo, la 31enne morta nella strage di Berlino del 19 dicembre. Poi l’affondo “Fabrizia era andata via da qui per cercare lavoro, ha dovuto lasciare questa terra che non riesce a dare speranza a questi giovani per il lavoro”.
MONDO______
BERLINO – Il ‘fantasma’ Anis Amri è arrivato in Italia dalla Francia apparentemente da solo. Che il tunisino non sia però un ‘lone wolf’, ma sia stato supportato da una rete nella sua azione a Berlino appare sempre più evidente. E mentre proseguono gli accertamenti della Digos, un’altra tappa della sua fuga dalla Germania verso Sesto San Giovanni viene rivelata: la stazione di Lione, dove il tunisino ha comprato il biglietto per il treno che, via Chambery, l’ha portato a Torino. In Tunisia, intanto, è stato arrestato il nipote, che sarebbe stato convinto dallo zio a raggiungerlo in Germania per arruolarsi in una cellula tedesca dell’Isis. La Procura di Milano potrebbe chiedere all’autorità giudiziaria tunisina notizie a riguardo. Dalla Tunisia alla Germania, dalla Francia all’Italia, sono diversi dunque i Paesi coinvolti nel percorso del 24enne e costanti gli scambi informativi tra chi indaga. Gli investigatori tedeschi sono stati a Milano per un confronto. È la pistola calibro 22 usata a Sesto uno degli elementi da chiarire; l’ipotesi prevalente è che sia la stessa usata per uccidere l’autista polacco del camion usato a Berlino.
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