AL VIA LE RIPRESE DI UNA FICTION TV SU RENATA FONTE. SARA’ L’ OCCASIONE PER RIAPRIRE IL CASO? MANCANO ANCORA I MANDANTI DI SECONDO LIVELLO
di Roberta Nardone______
Era stata una bella giornata di primavera salentina, calda e ventosa, quel 31 marzo del 1984. Due sicari sono in agguato, a Nardò. Aspettano che l’ assessore comunale Renata Fonte torni a casa. Quando la vedono rientrare, le sparano tre colpi. L’ ammazzano, e fuggono via.
Da allora, ci sono stati tre livelli di giudizio, a definire una vicenda giudiziaria, che però non è ancora conclusa.
Sono stati individuati e condannati gli esecutori materiali, Giuseppe Durante e Marcello My; gli intermediari, Mario Cesari e Pantaleo Sequestro, e il mandante di primo livello, Antonio Spagnolo. Quest’ultimo, collega di partito di Renata e primo dei non eletti alle elezioni amministrative, avrebbe dato ordine di uccidere per risentimento nei confronti di Renata Fonte, in quel Partito Repubblicano, da cui molti hanno fatto il trapasso dalla Prima alla così detta ora nostra Seconda Repubblica.
Giustizia è stata dunque fatta?
Una ricostruzione contestata.
Già, certo, si può uccidere per tante ragioni, compreso per un seggio in consiglio comunale di una cittadina del Sud.
Però, appare evidente che sotto questo caso, ancora irrisolto, nonostante le vicende giudiziarie siano arrivarono a compimento, c’è ben altro.
Accanto ad una avversione personale di Spagnolo, la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Lecce, infatti, aveva dichiarato la presenza di ulteriori personaggi, non identificati, che avrebbero avuto obiettivi non raggiungibili con l’elezione di Renata Fonte.
Nello specifico , si ipotizza che Renata Fonte con la sua attività di difesa del territorio abbia potuto impedire la realizzazione di forti guadagni mediante speculazioni edilizie nell’area del parco di Porto Selvaggio, oggi dichiarato Parco naturale regionale insieme alla Palude del Capitano.
Certo è che i veri mandanti non sono stati individuati.
Adesso, possiamo tutti quanti ripensare a lei.
Magari, ci ripenserà pure la magistratura, per riaprire le indagini.
Cominceranno fra un mese, infatti, il prossimo 16 gennaio, a Nardò, le riprese della fiction che andrà in onda sulle reti Mediaset a primavera, sulla vita di Renata Fonte, l’assessore alla cultura del Comune di Nardò uccisa dalla mafia salentina il 31 marzo 1984. La fiction prodotta da Taodue si intitolerà “Liberi sognatori”.
A livello nazional-popolare, di massa, questo nuovo lavoro su di lei, dopo il film del 1988, “La posta in gioco”, di Sergio Nasca, interpretato da Lina Sastri, Turi Ferro e Vittorio Caprioli, che ebbe una circolazione limitata e circoscritta, servirà magari anche a riaprire il caso giudiziario
Il film-fiction della Taodue, di un’ ora e mezza, che andrà in onda in un’ unica serata, su Canale 5, è diretto da Fabio Mollo; la sceneggiatura è di Monica Zapelli, mentre sarà Giulia MichelinI (conosciuta DAl grande pubblico come Rosy Abbate della serie “Squadra Antimafia”) ad avere l’onore di interpretare l’eroina salentina.
Pietro Valsecchi, produttore della serie, dichiara: “Il progetto si inserisce nel lungo curriculum di impegno civile di Taodue, da sempre orientata alla divulgazione di storie esemplari, legate alla lotta contro le mafie.”
Quello su Renata Fonte, infatti,sarà solo uno dei quattro lungometraggi di un ciclo ribattezzato “Liberi sognatori”, incentrato su figure emblematiche. Infatti, oltre a quella su Renata Fonte, i protagonisti degli altri film saranno Libero Grassi, imprenditore siciliano ucciso per mano di Cosa nostra, Mario Francese, giornalista, siciliano e vittima della mafia, ed Emanuela Loi, agente della scorta del giudice Paolo Borsellino, scomparsa nel famigerato attentato. Tutti personaggi che hanno trasformato le loro vite in missioni, inseguendo ideali di giustizia, fino a sacrificare la loro stessa vita.
Per quanto riguarda il film su Renata Forte, i luoghi di Nardò scelti per le riprese sono precisamente: gli interni di Palazzo Personè in piazza Cesare Battisti, gli esterni della ex Pretura in piazza Salandra e il Parco di Porto Selvaggio.
Inoltre nel corso della conferenza stampa il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, ha annunciato l’intitolazione a breve della sala consiliare a Renata Fonte. La mozione del sindaco con già diciannove firme di consiglieri di maggioranza e opposizione sarà discussa nella prossima seduta del consiglio comunale, dopo che due anni, il 12 maggio 2014, fu respinta.
“Quella giornata rappresenta tristemente il punto più basso della storia politica e istituzionale di questa città negli ultimi decenni” – ha commentato il primo cittadino – “ma per fortuna le sensibilità sono cambiate e ambiguità e zone grigie finalmente cancellate”.
In merito alla vicenda si è espressa anche la figlia di Renata Forte, Viviana Matrangola: “La storia di mia madre in tv, un po’ mi spaventa per il turbinio di emozioni che vivrò, ma so che la fiction è uno strumento estremamente prezioso per far conoscere la vita di mia madre e l’esempio che rappresenta”.
Quattro fiction dunque, che seppur con quattro storie totalmente diverse tra loro, ha come obiettivo quello di rendere noti agli spettatori quattro figure che hanno contribuito al miglioramento della società italiana, schierandosi dalla parte della giustizia.
In particolare, è importante che sia conosciuta, o ricordata, la figura di Renata Forte, soprattutto dai più giovani, affinché possano riscoprire l’importanza di valori etico-morali, in cui si crede sempre meno, soprattutto negli ultimi anni, e in un momento in cui , in nome del profitto di pochi, il bene comune del territorio salentino viene continuamente preso di mira da affaristi e speculatori.
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