DONNE E GIORNALISTE DAI FRONTI CALDI DEI CONFLITTI. IN UN INCONTRO ALL’ UNISALENTO, LA CRUDELTA’ DELLE GUERRE RACCONTATA ‘AL FEMMINILE’

| 24 Novembre 2016 | 0 Comments

di Roberta Nardone______

Si è svolta oggi a Lecce, dopo la prima tenuta ieri a Bari, la seconda giornata del “Forum delle giornaliste del Mediterraneo”. Al Rettorato dell’Università del Salento in piazza Tancredi  erano presenti alcune delle più accreditate protagoniste dell’ informazione “dai luoghi caldi dei conflitti sociali, religiosi, politici,  ambientali“, come recitava il titolo dell’ incontro: Carmela Giglio, Lucia Goracci, Luciana Sgrena, Yasmine Taskin, Nurcan Baysal, Ceyda Karan, Leila Ben Salah, Asmae Dachan, Emanuela Bonchino, Francesca Gernini, Sandra Amurri.

Dopo i saluti e l’introduzione del prorettore Domenico Fazio, le giornaliste hanno spiegato che la finalità principale per cui è stato istituito il Forum riguarda soprattutto il tema del lavoro, che, ancora nel nostro secolo, vede la figura della donna “un passo indietro” rispetto a quella dell’uomo.

Spostandosi nell’ambito giornalistico, il dibattito si è focalizzato sulla figura della giornalista nei luoghi caldi dei conflitti, e su fenomeni che spesso vengono trascurati.

Un intervento maschile è stato quello di Felice Blasi, presidente del Comitato Regionale Comunicazioni, che ha invitato i presenti a riflettere su come il lavoro di giornalista donna non possa essere separato dalla tematica del linguaggio.

Per questo infatti, ha dichiarato di essere portavoce di una proposta di linguaggio di genere, che i media e le istituzioni dovrebbero iniziare ad adottare, invece di minimizzare la questione.

A sostenerlo ci sono istituzioni molto importanti nel panorama culturale italiano come: l’Università degli studi di Bari, Università degli studi di Lecce, presidenza della Camera dei Deputati e Accademia della Crusca.

La prima giornalista a prendere parte alla discussione è stata Maria Teresa Manuelli, segretaria nazionale di “Gi.U.Li.A” – Giornaliste unite libere e autonome. Ha spiegato che tra le varie battaglie che conduce attraverso la sua organizzazione c’è anche quella linguistica, sull’utilizzo di genere, ribadendo più volte che le donne si aspettano che i media le nominino in modo corretto (se ministro è maschile, ministra sarà il femminile).

Infatti sono soprattutto i media che quando si occupano di donne, lo fanno soprattutto per episodi di cronaca nera, concorsi di bellezza e altre tematiche banali, quasi senza spessore.

Anche per le donne giornaliste che decidono di compiere il loro mestiere sul fronte, non mancano le difficoltà: infatti essere donna ed essere giornalista al fronte è quasi come trovarsi ad affrontare una doppia sfida, dato che queste spesso e volentieri sono vittime di minacce più degli uomini.

Di grande spessore emotivo è stato inoltre l’intervento di Asmae Dachan, giornalista indiana di origini italiane che è riuscita a varcare il confine turco entrando ad Aleppo clandestinamente, alla ricerca della verità.

Ha raccontato le varie testimonianze raccolte sul fronte, dichiarando inoltre di aver vissuto volontariamente nei campi profughi per riuscire a parlare con donne e bambine siriane che spesso sono vittime di stupro e vengono rifiutate anche dalle loro famiglie per questo: perché essere stuprate in Siria purtroppo vuol dire macchiarsi dii un peccato indelebile e non perdonabile.

Carmela Giglio ha invece illustrato com’è possibile costruire un reportage radiofonico attraverso l’uso della parola: perché in alcuni luoghi la radio resta ancora l’unico mezzo di comunicazione rintracciabile ed inoltre sostiene che la forza della parola sia ineguagliabile. Perché non sempre sono necessarie spettacolarizzazioni per raccontare una realtà come quella della guerra, che è già così crudele di suo. Inoltre la Giglio si è espressa sul fatto che non ci dovrebbero essere distinzioni tra giornalisti uomini e giornaliste donne, poiché l’unico scopo di ogni giornalista (donna o uomo che sia) dev’essere quello di raccontare con onestà intellettuale.

L’ultima donna a parlare nel corso della mattinata è stata Sandra Amurri, che nel corso della sua carriera ha intervistato personalità molto forti come Madre Teresa di Calcutta e Fidel Castro.

Con la sua testimonianza ha voluto esprimere quella che secondo lei è la vera essenza del mestiere di giornalista, che non deve essere di parte, ma deve dire la verità, e deve farlo nel pieno della sua libertà, senza padroni che impediscano di dire cose, o costringano a dirne altre.

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Politica

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