L’INCHIESTA “Fastidiosa” / 4 – IL CIPPATO ESPORTATO
di Alisia Mariano______
“Le piante di ulivo infette da Xylella fastidiosa non sono più produttive, spingendo gli olivicoltori ad effettuare delle domande di espianto. Perché, allora, non trasformare le migliaia di piante morte in energia verde?”.
Questa è stata l’idea che ha portato Cosimo Valente, 38 anni, di Brindisi, agricoltore, imprenditore e titolare dell’azienda agricola “Ital Bio Energy”, a dare vita alla sua attività di produzione di cippato, ricavato dall’estirpazione delle piante secche, e di esportazione del prodotto, in tutta Italia e non solo. Con soluzioni innovative attraverso l’investimento in energia pulita, la Ital Bio Energy nasce nel 2015 con l’idea di trasformare i residui di potatura degli ulivi in cippato, da destinare alle centrali a biomasse. Dal 2018 l’azienda ha iniziato a eradicare e cippare le piante intere colpite dal batterio xylella fastidiosa.
“Essendo, in primis, un agricoltore ho cercato in questi anni di salvare le mie piante colpite dal batterio con diverse tecniche, tra cui potature, innesti e diversi trattamenti fitosanitari. Ma non ho ottenuto nessun risultato e nessun segno di ripresa” – ha detto a leccecronaca.it Cosimo Valente, sostenendo quindi di non esserci delle cure per mantenere in vita le piante secolari.
Ed è proprio la Ital Bio Energy, azienda leader nel settore, in collaborazione con l’agenzia marittima “Titi Shipping,” l’artefice del primo viaggio su nave di cippato, partito dal porto di Brindisi e destinato alla centrale a biomassa di Augusta per produrre energia, come abbiamo ricostruito ieri nella nostra inchiesta.
Il carico di cippato, se da un lato è stato lodato per la sua forza generatrice di energia “green”, dall’altro si è attirato le critiche delle associazioni e dei comitati ambientalisti per l’estirpazione degli ulivi.
Invece il comitato Ulivivo, fra le tante associazioni ambientaliste fortemente critiche sull’intera questione Xlella, si è espresso sui suoi profili social definendo l’estirpazione “un ecocidio”.
Diventa, quindi, questo il punto “scottante” della faccenda: estirpazione sì; estirpazione no.
Da una parte, Cosimo Valente ritiene che “l’estirpazione è un processo fondamentale per poter ripulire il terreno dagli alberi morti, con l’obiettivo di piantare qualsiasi altro tipo di coltura per rendere il suolo produttivo. Non nascondo che quando ho iniziato a estirpare le prime piante, l’ho fatto con le lacrime agli occhi, ma da imprenditore mi è sembrata la cosa più giusta da fare”.
Dall’altra, leccecronaca.it ha chiesto a Giuseppe Vinci, 54 anni piccolo imprenditore oleario della provincia di Brindisi, giornalista e membro del comitato Ulivivo, come mai il comitato abbia definito il processo di estirpazione con il termine “ecocidio”.
“Partendo da dati scientifici, sappiamo che in quella parte di suolo chiamata rizosfera cioè i primi 40-50 centimetri di suolo, è presente la biodiversità microbica, ovvero tutti quei microrganismi che rendono la sostanza organica presente nel suolo disponibile per la vita delle piante. Sembrerà assurd,o ma quando una pianta muore viene ‘aggredita’ da una serie di microrganismi che destrutturano la pianta e la trasformano in sostanza organica. Questo processo biologico, quindi, è vitale per la biodiversità, per la vita delle piante, soprattutto in una situazione ambientale altamente fragile, come quella del Salento. Ma se questa biomassa la trasformiamo in energia, sottraendola al suolo, non permettiamo al suolo stesso di rigenerarsi. Quindi siamo in presenza di un’attività biocida, togliendo la vita al suolo e quindi anche al genere umano”.
Inoltre, Giuseppe Vinci ha voluto sottolineare il fatto che
“da anni la Regione Puglia incoraggia e autorizza la continua estirpazione degli olivi. L’attività biocida di cui parliamo, viene quindi indotta dalle istituzioni politiche. Queste mentre propongono politiche verdi per ridurre l’impatto ambientale e preservare la biodiversità, allo stesso tempo non fanno altro che peggiorare la situazione, talvolta consapevolmente, promuovendo politiche che vanno verso la compromissione del territorio e dell’ambiente”._____
( 4 – CONTINUA)______
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